Le Fornaci

L’argilla di Riva San Vitale

 

L’estrazione dell’argilla (la mólta/molta, la créda, latèra) avveniva generalmente in due località distinte alla periferia del paese, che fornivano a loro volta due qualità diverse di materia prima: la mólta rossa e la mólta negra (anche la tèra róssa e la tèra négra), l’argilla rossa e l’argilla nera.

 

Era infatti solo il loro imapsto (mólta mista, mèza bianca e mèza róssa), in ragione circa del 50% (la proporzione dipendeva dal tipo di laterizio che si voleva produrre ma variava anche da una famiglia all’altra), che assicurava un miscuglio tecnicamente ottimale: […]

La mólta róssa, rossastra nei giacimenti, è cosí denominata anche perchè, per il suo contenuto di ossido di ferro, durante la cottura acquista una bella colorazione rossa; veniva estratta nei Praa Cullágh, zona pianeggiante nei pressi di Capolago.


Il suo tratto piú caratteristico è quello dell’essere magra, vale a dire di poca plasticità e difficile da modellare (débula), perché si sgretola. Molto leggera e porosa, al tatto è ruvida (rúvida), di consistenza sabbiosa (sabiusa) e non unta (la gh’a póca séda, l’è da póca séda).

Per correggerla è indispensabile mischiarla con argilla négra (in natura si presenta in realtà tendente al grigio), caratterizzata da proprietà che le sono complementari: è grassa, molto plastica, piacevole da accarezzare per la sua untuosità (la gh’a séda). É piú compatta e consistente.


Una volta plasmata si spacca facilmente, disseccando; è forte (fórta).

 

I giacimenti che ne abbondano tuttora sono situati alle falde del monte San Giorgio, in quella zona collinosa, sul territorio di Rancate, denominata Róssa.

Foto: Simone Mengani

Se qualche informatore l’ha chiamata talvolta tèra bianca è perchè essa, sottoposta a elevate temperature, assume questo colore. Le striature bianche e rosse delle pianelle marmorizzate (pianéll maciaa) sfruttano il contrasto delle due colorazioni tipiche delle argille di Riva: […]

 


Fonte:
Eberhardt-Meli S., (2005) Artigiani della terra: i laterizi in Ticino e il lavoro dei fornaciai, Bellinzona-Locarno, Centro di dialettologia e di etnografia, in coedizione con Armando Dadò Editore


Le Fornaci di Riva San Vitale prima della riqualifica

© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani
© Foto: Simone Mengani

Se, anche in Riva, grande peso avevano tradizionalmente l’attività agricola e quella legata alla pesca sul lago, già in epoca romana vi si vantava una florida attività industriale con la fabbricazione di laterizi; attività che durò fino al secolo XX e di cui si ha tangibile testimonianza nelle fornaci e depositi ancora esistenti nel quartiere che conserva tale nome. […]


L’importanza e centralità di Riva, delle sue funzioni economiche, amministrative e religiose, il prestigio di numerosi edifici, gli valsero l’appellativo di «magnifico borgo». […]


Un antico quartiere artigianale: Fornaci
Il nucleo di Fornaci partecipa in maniera marginale delle relazioni con il resto dell’insediamento e il suo rapporto con il lago è fondamentalmente limitato agli edifici che si affacciano in prima fila sulla riva. La strada lungo lago aggira il nucleo e si riunisce al vecchio percorso una volta superato Fornaci a nord. Il precedente corso attraverso il nucleo oggi è solo
vicolo di servizio interno. Il rapporto con il borgo è spazialmente poco curato per l’interposizione di un ampliamento stradale caratterizzato da una grande superficie di asfalto con scarsa capacità di relazione. Un certo valore spaziale suggerisce la strettoia data da due edifici che si affrontano, sminuito dalle trasformazioni, soprattutto a danno dell’edificio sul lato ovest. Dal percorso interno non si avverte quasi il lago e, piuttosto, tra gli edifici in gran parte sorti come abitazioni o a tale destinazione riattati, spuntano varie fornaci, ancora riconoscibili come tali e rimesse e depositi per i prodotti
finiti. Ma gli interventi di ripristino, le trasformazioni hanno cancellato molto dell’originaria caratterizzazione artigianale
dell’insieme. […]


Raccomandazioni
Promuovere studi per una pianificazione del vuoto di relazione tra estremità settentrionale del borgo e Fornace. […]


Mettere in atto provvedimenti adeguati a conservare e valorizzare nel nucleo di Fornaci le testimonianze edilizie dell’antica produzione dei laterizi. […]"

 


Fonte:
Heusser-Keller S., (1981) Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere (ISOS), Ufficio centrale federale degli stampati e del materiale, Berna

Immagine concessa da Danilo Pellegrini, scatto del 1899

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